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Salve a tutti. Come potete vedere, il titolo del mio blog prende spunto dalla parole di un personaggio storico molto controverso, ma che sicuramente ha lasciato un enorme segno: "Ye shall know the truth, and the truth shall make you free = conoscerete la verità, e questa vi renderà liberi". Ecco, ho reputato giusto titolare il mio blog in questo modo. La verità vi/ci renderà liberi. Ovviamente non predendo certo di essere io la Verità assoluta, questo blog ha soltanto l'intento di condividere con il maggior numero di persone, temi di attualità politica e sociale, toccando anche, se possibile argomenti "scottanti". Vorrei credere che all'interno di questo piccolo spazio virtuale, le persone si sentano libere di parlare, informarsi, ma sopratutto crescere culturalmente e non solo. Questo è il mio sogno/desiderio. Spero durante questo percorso di poter creare interessanti dibattiti contro ogni forma di censura. Non dobbiamo mai aver paura di manifestare il nostro dissenso e la nostra voglia costante di ricercare la verità nelle cose. "Possiamo essere liberi solo se tutti lo sono". Georg Hegel

9/09/2012

Generazione X,Y,W, boh!


Oggi mi andava di condividere un breve passaggio che ho trovato sulla rete, che sta facendo proseliti circa la situazione attuale della mia generazione e sicuramente anche delle prossime venture.
Niente che ormai tutti, e ripeto TUTTI, ormai non sappiano. Decisamente, chiunque sia l'autore è stato capace di saper cogliere in pochissime righe un disagio generazionale a cui quella precedente proprio non sa far fronte, mal capisce, ma che ha creato. 
Un tempo si diceva: “Studia che altrimenti finisci a fare lo spazzino”! Oggi, orde di neolaureati, fanno la “fila” per far concorsi per aspiranti bidelli o nuovi Operatori Ecologici.
Di chi sia la colpa, se la nostra attuale situazione abbia un volto, un nome ed un cognome poco importa.
La nostra generazione non può essere etichettata con una lettera, X,Y o ciò che più credete si addica al vostro caso. La mia generazione di ormai non pù neo laureati non cerca un posto in paradiso, cerca piuttosto di non finire all’inferno.
Purtroppo, coloro che ci additano di essere bambocioni ed ingrati perchè non vogliamo fare il terzo/quarto stage gratuito senza prospettiva futura, sono coloro che grazie ad uno straccio di diploma hanno alle volte raggiunto vertici aziendali. Fanno parte di un economia che non esisterà più, hanno fatto il bello ed il cattivo tempo lascianodoci meno delle bricole.
Non voglio induguare troppo. Le poche parole che ho trovato sul web sono assai migliori delle mie. Ormai mi resta difficile anche continuare a riflettere. La soluzione non esiste perchè chi ha creato il problema non cercava soluzioni per le generazioni future. Cercava piuttosto di abbuffarsi il più possibile. Basta.
Volevo altresì ringraziare l’autore/autrice di queste parole davvero toccanti.
In qualche modo, seppur non alla lettera mi ritrovo molto in queste parole. Laureato, al quarto stage non pagato. Emigrato per cercare “furtuna” all’estero… 
Per concludere, volevo di cuore ringraziare la generazione dei cinquantenni, per averci lasciato senza speranze, ansiolitici e senza prospettive. Grazie. 

P.s. Per correttezza, volevo dedicare queste parole ai miei genitori, che più di ogni altro hanno fatto e cercano giorno dopo giorno, anche a migliaia di chilometri di distanza di aiutarmi a sopravvivere in questo mondo di merda. Vi sarò sempre debitore. 
Ed anche se so perfettamente che spesso discutiamo per visioni differenti sulla vita e sul lavoro, fanno di tutto per aiutare il proprio figlio a trovare: la via per il paradiso. 
Grazie. 

Andrea Viaggi

 Buona lettura.

Eravamo ragazzi e ci dicevano: “Studiate, sennò non sarete nessuno nella vita”. Studiammo. Dopo aver studiato ci dissero: “Ma non lo sapete che la laurea non serve a niente? Avreste fatto meglio a imparare un mestiere!”. Lo imparammo. Dopo averlo imparato ci dissero: “Che peccato però, tutto quello studio per finire a fare un mestiere?”. Ci convinsero e lasciammo perdere. Quando lasciammo perdere, ... rimanemmo senza un centesimo. Ricominciammo a sperare, disperati. Prima eravamo troppo giovani e senza esperienza. Dopo pochissimo tempo eravamo già troppo grandi, con troppa esperienza e troppi titoli. Finalmente trovammo un lavoro, a contratto, ferie non pagate, zero malattie, zero tredicesime, zero Tfr, zero sindacati, zero diritti. Lottammo per difendere quel non lavoro. Non facemmo figli - per senso di responsabilità - e crescemmo. Così ci dissero, dall’alto dei loro lavori trovati facilmente negli anni ’60, con uno straccio di diploma o la licenza media, quando si vinceva facile davvero: “Siete dei bamboccioni, non volete crescere e mettere su famiglia”. E intanto pagavamo le loro pensioni, mentre dicevamo per sempre addio alle nostre. Ci riproducemmo e ci dissero: “Ma come, senza una sicurezza nè un lavoro con un contratto sicuro fate i figli? Siete degli irresponsabili”. A quel punto non potevamo mica ucciderli. Così emigrammo. Andammo altrove, alla ricerca di un angolo sicuro nel mondo, lo trovammo, ci sentimmo bene. Ci sentimmo finalmente a casa. Ma un giorno, quando meno ce lo aspettavamo, il “Sistema Italia” fallì e tutti si ritrovarono col culo per terra. Allora ci dissero: “Ma perchè non avete fatto nulla per impedirlo?”. A quel punto non potemmo che rispondere: “Andatevene affanculo!”.

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