Chi, camminando per strada nella propria città non ha
mai visto, magari entrando in una banca o in una farmacia una telecamera di
video sorveglianza che lo riprendeva?
Chi non ha mai, almeno una volta fatto un sorriso ad
una videocamera dentro uno dei tanti autogrill italiani o in una metropolitana
di una grande città?
Beh, diciamo che un po’ per spirito un po’ per
goliardia, un sorriso non ha mai fatto male a nessuno, in fondo il numero di
telecamere presenti nelle nostre città italiane non è (ancora) così invasivo
da considerarci tutti attori o comparse di un grande Truman show.
In fondo il pensiero comune, fugace, nell’attimo in
cui vediamo una telecamera è: “Guarda, una telecamera che mi sta riprendendo
(ovviamente nessuno pensa le stesse esatte parole); cosa c’è di male, sono
all’interno di una banca dove ci sono migliaia di euro, è giusto che sia tutto
ripreso”.
Passiamo per vero e giusto un assunto del genere,
anche se ci sarebbe anche qui qualcosa da ridire, visto che le telecamere
possono “spaventare” noi comuni cittadini che paghiamo le tasse e rispettiamo
il limite di velocità per le strade, ma che a quando pare non spaventano certo
il ladro di turno improvvisato, o bande armate organizzate.
Dati alla mano, l’Italia è il paese in cui avviene il
maggior numero di rapine a livello europeo.[1]
Il fine di questo post non è però quello di trattare
l’argomento rapine vs telecamere in Italia.
Oggi avrei interesse ad approfondire un tema che ho
davvero molto a cuore: il concetto di Privacy.
Secondo Wikipedia, tanto per citarne uno, per Privacy
si intende: riservatezza o privatezza, è appunto il diritto alla riservatezza
delle informazioni personali e della propria vita privata.[2]
Vita privata appunto.
Vi è mai capitato in questi anni di prenotare con i
vostri amici, con la vostra ragazzo/a o con i vostri genitori un viaggio a
Londra?
Capitale del fashion, del divertimento e della pazza
gioia? (Questa fonte la devo verificare)...
Se la risposta è no, allora posso raccontarvi la mia
esperienza, durante il mio soggiorno (circa un anno e mezzo), nella terra di
sua immortale regina Elisabetta.
Ricordo ancora che la prima volta che misi piede
nella tanto decantata Londra era maggio 2010, decisi di fare una toccata e fuga
di tre giorni per una specie di ricognizione, prima di trasferirmi per un non
precisato periodo.
Durante il mio primo viaggio ero troppo felice ed
entusiasta della mia prossima avventura che non notai per niente ciò che di lì
a pochi mesi avrei trovato mostruoso.
Giunsi a Londra in una calda giornata di fine luglio,
bagagli alla mano e pieno di buone intenzioni.
Dopo un periodo di assestamento trovai casa nel
quartiere chiamato Stepney Green, zona 2 ad est di Londra.
Il quartiere era esteticamente molto brutto, pieno di
fastfood ricoperti da luci che davano più l’idea di essere nella Las Vegas dei
poveri piuttosto che Londra. Di giardini all’inglese nemmeno a parlarne, però,
come diceva chi ci viveva era cheap (economico).
Nei miei primi giorni in cui mi trasferii nella nuova
casa, spesso mi capitava di girare per il quartiere, entrare nei negozi,
curiosare, chiedere e alle volte comprare qualcosa.
Ricordo che rimasi allibito quando, entrando nei vari
off licence, 99 cent, fish and chips, ero costantemente ripreso da un occhio
freddo e metallico che riprendeva, passo per passo i miei movimenti, senza
darmi scampo alcuno.
Da lì a poco, iniziai a fare caso sempre più spesso
che le strade, le metropolitane, i negozi di qualsiasi genere, infine alcune
case, erano tappezzate da cartelli che recitavano la seguente frase: “ for your safety and security cctv is in
operation 24 hours”. Non credo si debba essere madrelingua per capire
questo cartello.
Allora mi cominciai a domandare: “Beh, per la mia sicurezza qualcuno conosce esattamente
ogni mio spostamento! Bah, sarà anche che io sono livornese (pensai) ma a me
questa cosa un mi và punto bene (un po’ di dialetto non fa mai male)”.
Iniziai quindi a informarmi su questo, a mio avviso,
problema telecamere e scoprii che, dati alla mano, a Londra ci sono esattamente
4,2 MILIONI di telecamere disposte in tutta la città.
QUATTROMILIONI di telecamere, 4 milioni per una città
che ospita circa 7.556.905 persone.
Quasi, ripeto quasi un rapporto di uno ad uno.
Sapete quante telecamere ci sono a Roma? 1300
videocamere per sorvegliare una città grande come la capitale.
Ammettiamo anche che Londra sia grande 2,5 volte
Roma, stando al numero di telecamere presenti nella capitale italiana, Londra
ne dovrebbe ospitare al massimo e ripeto al massimo 3000, 3500. No 4,2 milioni.
Da qui il passaggio successivo è: si, ma Roma è una
città notoriamente pericolosa.
Sempre dati alla mano, il dipartimento di polizia a
Londra, sul proprio sito ha pubblicato una mappa dei crimini commessi sul
territorio cittadino: http://www.murdermap.co.uk/murder-map.asp.
Qui è possibile vedere velocemente le statistiche di
criminalità presenti nella città di Londra.
Questi dati sono utili per riflettere su una semplice
considerazione che era anche la premessa di questo post.
Che cosa è la privacy ai giorni nostri? Servono
davvero tutte queste migliaia di occhi elettronici che controllano giornalmente
ogni nostro movimento, quando poi in ogni angolo di ogni strada è possibile
essere rapinati, accoltellati, stuprati, in fine uccisi?
Ovviamente durante la mia permanenza a Londra,
eccezion fatta per qualche scazzottata dovuta all’eccesso di alcool, non ho mai
assistito a niente che poi abbia letto sui giornali.
Motivo per cui, pur considerando Londra una città con
problematiche estese, criminalità fortemente presente, non la reputo così
pericolosa da avere 4,2 milioni di telecamere.
L’esempio dei riots (rivolte) dello scorso agosto
2011 parla chiaro: per ben quattro giorni la città di Londra è stata
letteralmente sotto il giogo di bande di quartiere, teppisti, delinquenti e chi
più ne ha più ne metta.
Allora penso: “Io non sono certo un criminale, una
persona pericolosa per la comunità, allora perché qualcuno dietro una scrivania
che immagino essere fatta di legno e ossa umane, deve costantemente riprendere
e sapere dove vado? Allora sono pericoloso?"
Queste ovviamente sono provocazioni. Non penso certo
che le telecamere siano del tutto futili e al servizio di un ordine ben più
grande.
Però mi chiedo, se 4,2 milioni di telecamere non sono
servite a fermare per 4 giorni bande impazzite di ragazzi e ragazzini che hanno
letteralmente messo a ferro e fuoco una capitale mondiale, a cosa servono? Dove la mia safety?
E soprattutto, che fine fa la nostra privacy?
Andrea Viaggi
[1] http://www.repubblica.it/cronaca/2010/06/30/news/la_met_delle_rapine_ue_avviene_in_italia_nel_2009_i_colpi_sono_stati_oltre_1700-5276627/
[2]
http://it.wikipedia.org/wiki/Privacy