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Salve a tutti. Come potete vedere, il titolo del mio blog prende spunto dalla parole di un personaggio storico molto controverso, ma che sicuramente ha lasciato un enorme segno: "Ye shall know the truth, and the truth shall make you free = conoscerete la verità, e questa vi renderà liberi". Ecco, ho reputato giusto titolare il mio blog in questo modo. La verità vi/ci renderà liberi. Ovviamente non predendo certo di essere io la Verità assoluta, questo blog ha soltanto l'intento di condividere con il maggior numero di persone, temi di attualità politica e sociale, toccando anche, se possibile argomenti "scottanti". Vorrei credere che all'interno di questo piccolo spazio virtuale, le persone si sentano libere di parlare, informarsi, ma sopratutto crescere culturalmente e non solo. Questo è il mio sogno/desiderio. Spero durante questo percorso di poter creare interessanti dibattiti contro ogni forma di censura. Non dobbiamo mai aver paura di manifestare il nostro dissenso e la nostra voglia costante di ricercare la verità nelle cose. "Possiamo essere liberi solo se tutti lo sono". Georg Hegel

6/10/2012

La fiaba di Ico e del suo amico Reda


Anche se un po’ fuori tema, ma non del tutto, riporto con piacere una fiaba scritta da un mio caro amico, in cui fortunatamente si ha un finale lieto. Di questi tempi, dove crisi economiche, collassi finanziari, scandali politici e chi più ne ha più ne metta, credo che un po’ di sana speranza e fiducia nel futuro non faccia mai male, anche se questa è solo ed esclisivamente una favola.
Ad ogni modo, questa che vado a pubblicare è soltanto una delle tante fiabe che presto faranno seguito con un libro di prossima uscita scritto dal mio grande amico Domenico Passiatore. Un grande in bocca al lupo per il suo libro e speriamo che la storia da lui narrata possa in qualche modo accadere anche a noi.

Andrea Viaggi

C’era una volta, in un posto neanche troppo lontano una famiglia come tante altre in quei tempi, erano tempi duri per la brava e povera gente del villaggio che onestamente lavorava e che sempre più, era costretta a fare enormi sacrifici per dare, donare ai suoi figli il futuro che essi meritano.
Tra loro c’era il piccolo Ico, un bravo bambino che desiderava con tutto se stesso sollevare la sempre più grigia situazione della sua amata famiglia e del suo villaggio cui tanto era affezionato.
Non appena diventato ragazzo il timido Ico lasciò la sua casa, la sua gente e i suoi più cari amici alla volta di un paese lontano, a lui ostile ma indispensabile per esaudire il suo nobile desiderio.  Il suo villaggio, come tutto il regno, era governato da un re molto cattivo che non amava per niente la sua gente, e trattava male, e imponeva ai suoi sudditi tante dure leggi, tante onerose tasse che impoverivano sempre più il suo regno.                 
Il re era circondato da tanti funzionari regali che si arricchivano e divertivano sulle spalle degli impotenti sudditi che, impauriti dal potere immenso del loro sovrano, chinavano sempre il capo sopportando ingiustizie e angherie.                                                   
Prima di partire il giovane Ico si recò da una vecchina sua amica molto cara che, guardando gli occhi tristi di Ico in procinto di partire prese dal suo vecchio baule dei ricordi una penna.                                    
Col sorriso che la caratterizzava, tornò poi dal suo giovane amico e stringendoli le mani in segno di affetto gli donò la penna dicendo lui, con voce stridula che quella non era una semplice penna, ma che, se fosse stata usata da un cuore tenero e nobile avrebbe ferito più di 100 spade d’oro!                                                                                                  
 Ico spaventato dagli avvertimenti della vecchina tornò subito a casa e raccontò tutto ai suoi amati genitori.                                                        
Essi rassicurarono il piccolo convincendolo ad usare la penna per scrivere le emozioni del suo cuore e di fare sempre tesoro degli insegnamenti della sua famiglia, di non avere timore di nulla e che loro sarebbero stati sempre al suo fianco.                                  
Terminato il lungo viaggio Ico incontrò per la sua strada un giovane amico, un ragazzo minuto e biondo di nome Reda e insieme si diressero verso casa.                                                                        Nel paese era giunto il giorno tanto atteso della festa, giochi saltimbanco e tanta euforia investirono tutto il regno, anche il re non volle mancare alla festa cui impose il suo nome e, circondato dalle sue temibili guardie, si godeva sul suo comodo trono quella particolare visione di felicità quasi contagiosa.                               
Alla grande festa parteciparono anche Reda e Ico che, vestiti con l’abito della festa passeggiavano nella piazza ridendo e scherzando con tutti i simpatici abitanti del bel Paese.                                      A un certo punto Ico si avvicinò al grande libro posto al centro della piazza, sul quale libro, e in quel solo giorno, il vincitore del torneo dei cavalieri avrebbe potuto incidere il suo nome, la possibilità di scrivere il proprio nome sul grande libro era di notevole prestigio poiché consacrava il vincitore come il più forte dei cavalieri di tutto il regno.      
Reda all’insaputa del suo amico iscrisse Ico al torneo confidando nell’audacia e bravura del suo compagno.                             
Ico incredulo partecipò al torneo, sfidò con successo forti e valorosi cavalieri e a sorpresa si ritrovò a disputare la finale contro il campione in carica, il suo re.                                                                   Il re era un ottimo cavaliere, maneggiava con estrema sapienza la sua spada d’oro con la quale aveva conquistato il suo regno, era molto fiero e pieno di se e non temeva affatto sull’esito della finale.         
Ico era incoraggiato da tutto il regno che sperava di avere la meglio, almeno per un giorno, sul cattivo re.                                 
Ico in battaglia si dimostrò abile e forte e dopo una lotta difficile ed estenuante ebbe la meglio sul suo re.                                        
Era arrivato il momento tanto sognato da tutti gli abitanti del regno, la possibilità di rendere il proprio nome immortale e prestigioso, Ico impugnò la penna avuta in dono dalla cara vecchina e, guardando il suo amico Reda pensò nobilmente di scrivere il suo di nome, onorando così un amico, che tanto gli era stato vicino e tanto aveva fatto per lui.                                                  
Non appena scritto il nome del suo amico sul grande libro Reda si avvicinò al grande libro, ringraziò commosso Ico e gli promise tanta felicità           
Reda prese dalle mani di Ico la penna che lo aveva consacrato, mentre si dirigeva verso il re, il trepido Reda si trasformò in un imponente cavaliere dai lunghi capelli dorati, la penna di Ico si tramutò per magia in una potente lancia d’oro con la quale il misterioso cavaliere apparso dal nulla trafisse e uccise il re.
Il salvatore del regno andò da Ico, gli consegnò la lancia d’oro e in una bellissima cerimonia lo nominò il re del bel paese.         
Ico giurò eterna fedeltà e promise al cavaliere che avrebbe regnato con saggezza e umiltà; il cavaliere prese per mano Ico, lo abbracciò e annunciò al suo popolo il nuovo re, dal cuore tenero e nobile che sicuramente avrebbe restituito la pace e la serenità al bel paese.      
I festeggiamenti durarono per sette giorni, c’era uno spirito nuovo nel regno, tutti erano felici e contenti, amavano il re che non perdeva occasione per dimostrare loro la sua gratitudine.                              
Il misterioso Reda, cavaliere magico partì subito dopo la cerimonia e con se portò per sempre via dal regno ingiustizia e infelicità.

Domenico Passiatore

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