Mentre scrivo questo post, a Melbourne (città
dove vivo) sono circa le 9.27 di domenica mattina, quando, navigando per il
web, ho subito notato che c'era qualcosa di strano, diverso.
E' bastato fare un paio di click per scoprire
che ieri, sabato 14 aprile, durante la partita di calcio Pescara - Livorno
valevole per la serie B, il centrocampista del Livorno Piermario Morisini,
durante un’azione di gioco, si è accasciato a terra colpito da triplice infarto
dal quale non si è più ripreso.
So che questo è totalmente al di fuori dagli
argomenti trattati su questo blog, ma per un giorno vorrei ricordare un ragazzo
di appena 25 anni che durante una partita di calcio è stato colto da un malore
che lo ha ucciso.
Scrivere di un ragazzo scomparso non è mai
facile, le parole sono sempre troppe poche e spesso confuse, quindi mi limiterò
soltanto a dire che sono dispiaciuto e vicino alla famiglia (in questo caso
vicino alla sorella, visto che Piermario ha perso negli anni sia la madre che
il padre che un fratello).
Livorno è la città in cui sono nato, e il
Livorno calcio (aimè, visti i risultati) è da sempre la squadra del mio cuore, ma
questo va al di là del mero aspetto sportivo e calcistico.
Si potrebbe subito chiederci se è stato fatto
il possibile per salvarlo, si potrebbe chiedere se in questi anni di attività
agonistica gli erano già stati riscontrati problemi cardiaci, si potrebbe...
Credo che questa non sia l’ora delle
polemiche e di scagliarsi contro eventuali colpevoli (sempre che cene siano),
credo che questa sia l’ora di stringersi in un abbraccio immaginario verso una
sorella che durante una normale partita di calcio, ha perso il proprio fratello.
Piermario, arrivato a Livorno durante il
mercato di gennaio ha dimostrato da subito attaccamento alla maglia
amaranto, cosa assai poco comune in un calcio sempre più veicolato da interessi
televisivi e non solo.
Da giovanissimo era considerato una promessa
del calcio nostrano, tanto da arrivare in giovane età alla maglia azzurra, poi infortuni e un pizzico di sfortuna ne avevano
rallentato la carriera.
A Livorno stava vivendo un suo personale
riscatto, che l’ha da subito fatto entrare nelle grazie della tifoseria
amaranto. In campo, come si dice in gergo calcistico, “sputava sangue”, non
tirava mai indietro la gamba, giocando anche un calcio gradevole. Era un
ragazzo sorridente.
Educato e mai banale quando rilasciava
interviste alla stampa locale.
Mi fermo qui.
Mi dispiace solo non poter essere presente
alla prossima partita Livorno – Cittadella per poterti dare il giusto tributo e
un ultimo saluto.
.... Ciao Piermario, faccia pulita di un calcio che non esiste più.
Nessun commento:
Posta un commento